Oltre a builder come Elementor, Divi, Breakdance e Bricks, stanno nascendo nuovi editor visuali pensati soprattutto per professionisti: freelance e agenzie.
Molti trovano i builder più diffusi (ad eccezione di Bricks) troppo limitati, anche perché pensati per un pubblico di utenti principianti. Queste persone però non vedono nemmeno nei temi a blocchi una valida alternativa per creare layout personalizzati. Considerando la complessità e i limiti dei temi a blocchi, c’è sempre molto interesse nei confronti dei builder visuali.
Inoltre, dal momento che WordPress rilascerà solo una major release all’anno (anziché quattro), le aspettative su grandi novità nel site editor si sono ridotte. Questo rischia di contribuire ulteriormente a ridurre l’appeal verso la creazione di temi a blocchi.
Anche per questo motivo diversi sviluppatori stanno creando soluzioni innovative, che si pongono come un’evoluzione rispetto ai builder tradizionali.
In questo articolo ho raccolto alcuni di questi strumenti, che sembrano promettenti. È ancora presto per giudicare: il loro successo dipenderà dalla volontà degli utenti di continuare a puntare su WordPress e di uscire dalla propria zona di comfort, investendo tempo per imparare a usare strumenti nuovi e facendosi carico del rischio che è insito nella scelta di soluzioni che non hanno uno storico alle spalle.
Etch
Etch è un nuovo visual builder nato con l’obiettivo di offrire un ambiente di sviluppo visuale pensato per professionisti, che promette di rivoluzionare il modo di creare siti con WordPress.
Il progetto è stato presentato a settembre 2024, con l’obiettivo di raccogliere l’interesse degli utenti e soprattutto le risorse economiche per iniziare i lavori di sviluppo che, negli ultimi mesi, hanno portato ad avere le prime dimostrazioni di Etch in azione. Nella presentazione di settembre, è stato possibile acquistare diverse tipologie di licenza lifetime per questo progetto, senza nemmeno averlo visto, ma riponendo la fiducia nel lavoro di Kevin Geary e del suo team, che ha già creato altre soluzioni per WordPress come il framework Automatic CSS e Frames, una libreria di layout e componenti per Bricks Builder.
Da poco è disponibile una copia di Etch che è possibile scaricare e utilizzare sul proprio sito per tutti gli utenti che lo hanno acquistato. Si tratta della prima versione disponibile, quindi si tratta di un progetto che è ancora in una fase che possiamo definire embrionale.
Un cambio di paradigma rispetto ai page builder tradizionali
La premessa di Etch è semplice ma potente: costruire un visual builder che sia davvero utile per chi vuole realizzare siti con WordPress adottando un flusso di lavoro professionale. La maggior parte degli strumenti visuali esistenti, da Elementor a Divi, sono pensati per l’utente alle prime armi. Offrono interfacce semplificate, bloccano l’accesso al codice, generano un codice HTML poco pulito e spesso sacrificano performance e scalabilità in favore della velocità iniziale.

Etch parte da un presupposto opposto: creare uno strumento visuale che acceleri il lavoro dei professionisti senza compromettere qualità, struttura e la facilità di manutenzione nel tempo.
Un tema o un plugin?
Etch è un plugin. Viene fornito anche con un tema, che è un tema a blocchi estremamente basic. È consigliabile utilizzare il tema fornito con Etch perché non interferisce con gli stili impostati con il visual builder.
In questo modo non ci sono eventuali stili impostati da un tema che possono andare in conflitto con gli stili che possiamo creare con Etch.
A differenza di un builder come Elementor, che possiamo installare anche su un sito WordPress esistente, magari solo per creare qualche landing page, Etch è uno strumento che va utilizzato per la creazione dell’intero sito. Sotto questo punto di vista, è molto simile a un builder come Bricks.
Workflow unificato ed elevato controllo sul codice
Una delle cose che mi ha colpito di più di Etch è l’attenzione al workflow unificato. Con la maggior parte dei tool, per gestire media, custom fields o custom post type bisogna passare da un’interfaccia all’altra. Etch intende risolvere questo problema: tutto avviene in un’unica interfaccia, fluida, reattiva e altamente modulare.
Questo builder permette di costruire sezioni dinamiche, creare componenti con logica condizionale, mappare i dati con Advanced Custom Fields e persino lavorare su variazioni di componenti usando solo i props, come si farebbe in uno stack moderno basato su React o simili.
Il CSS può essere scritto a mano o generato attraverso gli input dell’interfaccia. Entrambi i metodi producono lo stesso output pulito e leggibile, visibile in tempo reale nell’editor e sul front-end. Niente markup superfluo, niente div inutili: il codice che viene generato è praticamente identico a quello che potresti scrivere per creare una pagina HTML a mano.
Sincronizzazione nativa con Gutenberg
Uno dei punti forti di Etch è la piena integrazione e sincronizzazione con Gutenberg. Le sezioni create in Etch vengono tradotte in core blocks, visibili e modificabili direttamente nel block editor di WordPress. Inoltre, la sincronizzazione è bidirezionale: modificando un contenuto in Gutenberg, il cambiamento viene riflesso anche in Etch. Al momento il sistema non è sempre perfetto e non mancano i bug. Essendo però un prodotto molto giovane, ci sta.
Questo significa che è possibile creare pattern complessi, salvarli nella libreria nativa, usarli per assemblare landing page e modificarli in qualunque momento, sia dentro che fuori Etch, senza perdere struttura o logica. Il tutto senza lock-in, perché Etch non utilizza shortcode né markup proprietari.
Componenti e logica condizionale: un motore potente
Un’altra feature che merita una menzione speciale è il motore dei componenti. In Etch, qualunque struttura può essere trasformata in un componente riutilizzabile con un clic. Si possono definire props, assegnare contenuti dinamici, gestire visibilità condizionale (es. mostra/nascondi CTA, variazioni di layout) e riutilizzare lo stesso componente in più punti con contenuti diversi.
Tutto questo con estrema semplicità. La logica è ispirata ai moderni framework frontend, ma adattata al contesto WordPress, con un’attenzione al dettaglio e all’esperienza utente che raramente si vede in altri builder.
Considerazioni finali
Etch è in sviluppo da pochi mesi e secondo me è prematuro dare dei giudizi su un prodotto ancora così acerbo. L’interfaccia del builder è fluida e reattiva modulare. Nella roadmap ci sono già media library proprietaria, gestione interna dei custom fields, creazione dei custom post type e un sistema di componenti ancora più potente.
Chi utilizza già strumenti come ACF, MetaBox o framework come ACSS troverà in Etch un’integrazione naturale. Ma anche senza questi strumenti, Etch è perfettamente utilizzabile.
Etch non è un page builder nel senso tradizionale. È qualcosa di più. È un ambiente di sviluppo visuale, un tool pensato per migliorare il modo in cui costruiamo siti su WordPress, ma soprattutto per restituire controllo e libertà a chi lavora con professionalità.
È adatto anche ai principianti? Sì, ma solo se sono disposti a imparare ed è uno strumento che può avere senso imparare solo a chi è interessato alla creazione di siti per i clienti. Non credo abbia senso sobbarcarsi l’onere di apprendere tutti le nozioni necessarie a padroneggiare questo strumento per creare un solo sito web.
Etch sembra essere uno strumento molto promettente. È chiaro che siamo solo all’inizio del viaggio e molto dipenderà non solo da come proseguiranno i lavori di sviluppo delle future versioni di Etch ma di come sarà accolto e adottato dalla comunità degli utenti. Altri dubbi, non meno importanti, riguardano la compatibilità con l’ampio ecosistema di plugin per WordPress.
Resterà uno strumento per una nicchia molto ristretta di utenti? Diventerà una delle modalità preferite per la creazione di siti professionali con WordPress oppure tra qualche anno non ne sentiremo più parlare? È ancora presto per dirlo.
PS: al momento, non è possibile acquistare Etch e nemmeno scaricare gratuitamente una copia del plugin per provarlo. È possibile mettersi in lista per ricevere una comunicazione quando sarà disponibile per l’acquisto.
Clutch
Clutch è un nuovo page builder visuale pensato per WordPress, ma con una filosofia molto diversa rispetto ai builder tradizionali come Elementor, Bricks o Beaver Builder. In questo articolo, voglio condividere la mia esperienza con Clutch, testandolo per la prima volta.
Cos’è Clutch e come funziona
Clutch non è il classico plugin che si installa da WordPress. Richiede l’installazione di un’app desktop dedicata, che funge da ambiente di sviluppo visuale. Una volta avviata l’app, è possibile creare progetti collegati a WordPress o ad altri backend (tra cui WooCommerce, Supabase, Sanity, Strapi, Ghost e Contentful). Questo approccio lo rende più simile a un IDE visuale come Webflow, con l’aggiunta di funzionalità pensate per sviluppatori avanzati.
Interfaccia utente e primo avvio
L’interfaccia è moderna, pulita e ben organizzata. La logica di utilizzo ricorda strumenti come Figma o Webflow: a sinistra troviamo la struttura del progetto (navigator), al centro l’area canvas, e a destra il pannello con le proprietà e le opzioni di stile. Clutch supporta classi riutilizzabili, token CSS (variabili globali), componenti, responsive design e stati avanzati (hover, active, focus, ecc.). Inoltre, sono disponibili tutte le utility classes di Tailwind.
L’installazione dell’app è molto semplice, così come il collegamento con WordPress. In pratica è sufficiente installare l’app sul proprio Mac o PC Windows e poi installare il plugin di Clutch su un sito WordPress. Poi è necessario configurare il progetto creato con Clutch inserendo l’url del sito WordPress. In questo modo è possibile richiamare i contenuti dinamici creati su WordPress all’interno dell’interfaccia di sviluppo dell’app di Clutch.
Trattandosi però di un software che è ancora in versione beta non mancano i bug e non sono rari nemmeno i blocchi dell’applicazione.

Funzionalità principali
Clutch si propone come una piattaforma completa per la progettazione front-end. Le sue caratteristiche principali includono:
- Creazione visuale con pieno controllo sul CSS
- Gestione di classi e componenti riutilizzabili
- Integrazione con API esterne e dati dinamici
- Supporto per plugin WordPress essenziali (ACF, WPML, Yoast)
- Form avanzati senza l’uso di plugin aggiuntivi
- Compatibilità con librerie React e codice JSX/TSX
- Possibilità di utilizzare token personalizzati per spaziature, colori, tipografia
Durante i test, ho apprezzato in particolare il sistema di token e l’approccio alla gestione delle classi, che consente una coerenza visiva efficace e un buon livello di riutilizzabilità.
Esperienza d’uso e impressioni
L’utilizzo del builder richiede una curva di apprendimento più elevata rispetto ad altri strumenti visuali più “plug and play”. Tuttavia, una volta compreso il funzionamento, Clutch si rivela estremamente flessibile. L’interfaccia è pensata per utenti con una certa familiarità con CSS e HTML.
Alcune funzionalità, come l’inserimento di componenti o la pubblicazione del progetto, non sono ancora completamente intuitive. Il flusso di lavoro è in parte condizionato dall’ecosistema chiuso dell’app desktop, che al momento consente il deploy solo tramite i server Clutch, non direttamente su WordPress. Questo limita moltissimo la libertà nella scelta del servizio di hosting da utilizzare per ospitare i propri siti.
Considerazioni finali
Clutch è un progetto ambizioso, pensato per designer e developer che cercano un maggiore controllo e libertà nella creazione di interfacce web. Non è uno strumento adatto ai principianti o a chi desidera un builder semplice da usare senza conoscenze tecniche. Tuttavia, per chi ha familiarità con CSS e componenti, può rappresentare una valida alternativa ai builder WordPress tradizionali.
Il potenziale c’è. Resta da vedere come si evolverà nei prossimi mesi e se saranno risolti i problemi di stabilità e deployment. Se stai cercando un builder che unisca potenza, flessibilità e una mentalità da sviluppatore, Clutch merita sicuramente la tua attenzione.
Al momento Clutch è offerto con una licenza lifetime ($349) o con un canone mensile/annuale (circa $20 al mese). Tali licenze sono per Workspace e postazione, sono indipendenti dal numero di progetti realizzati.
Al prezzo della licenza di Clutch deve però essere aggiunto anche il prezzo dell’hosting per ospitare i siti realizzati con Clutch. Ecco i prezzi a giugno 2025:

Builderius
Nel panorama sempre più affollato dei page builder per WordPress, Builderius, che è attualmente in beta, è un prodotto che offre alcune funzionalità interessante e insolite in questo genere di strumenti. Questo strumento punta dritto al cuore degli sviluppatori e designer che vogliono controllo, gestione delle versioni e workflow professionali, senza rinunciare a un’interfaccia visuale.
A differenza degli altri due strumenti è disponibile anche un plugin gratuito che permette di provare le funzionalità base del plugin.
Un builder pensato per chi sviluppa
Il team dietro Builderius è composto da tre persone. Il progetto è nato da un’esigenza ben precisa: avere uno strumento che permetta di lavorare in modo strutturato, con un flusso simile a Git, ma accessibile da un’interfaccia WordPress.
Quello che distingue Builderius dagli altri page builder è l’approccio fortemente modulare e con la possibilità di gestire le versioni:
- Puoi creare rami di sviluppo e mantenerli separati dalla versione in produzione.
- Ogni “release” può essere esportata, condivisa o ripristinata come una sorta di snapshot.
- È possibile fare test A/B, lavorare su feature parallele e ripristinare versioni precedenti.

Quando si lavora con Builderius è possibile effettuare delle modifiche e visualizzarle in una versione di sviluppo prima di decidere di creare una nuova versione e pubblicarla online.

Cosa mi è piaciuto
Versionamento integrato
Il punto forte di Builderius è senza dubbio il sistema di versioning interno, che replica molti dei concetti di Git, ma li applica al contesto WordPress:
- Branch separati per dev e production.
- Release versionate che possono essere esportate e riutilizzate su altri siti.
- Possibilità di lavorare su più varianti della stessa pagina e decidere quale pubblicare.
Libertà assoluta su design e CSS
Builderius non impone uno stile o una struttura: puoi partire con una configurazione standard (che include un framework CSS tipo Tailwind) oppure con un setup minimale, senza header, footer o classi predefinite.
Punti a favore:
- Puoi usare selettori CSS nativi, classi personalizzate o utility class.
- Tutti gli elementi sono componenti annidabili (anche header e footer).
- Styling preciso grazie a variabili CSS e layout completamente flessibili.
Dove può migliorare
Builderius è ancora in beta, e alcune aree hanno margini di miglioramento:
- Indicazione visiva delle proprietà ereditate: a volte non è chiaro dove un certo stile sia definito.
- Shortcut e undo/redo: mancano alcune funzioni base a cui siamo abituati (ad es.
Ctrl+Z
). - Un onboarding guidato all’installazione aiuterebbe chi approccia per la prima volta il builder.

Conclusioni
Builderius non è un builder per tutti. Non punta alla semplicità estrema né a replicare Elementor o Bricks. È pensato per chi sviluppa in modo strutturato, per chi vuole versionare, testare, ripristinare e scrivere codice mantenendo la flessibilità del visual design.
Se sei un designer che sviluppa (o viceversa), Builderius ti piacerà. Se lavori in team, apprezzerai la gestione dei rilasci. Se vuoi un builder che ti lasci pieno controllo senza vincolarti a preset e stilemi, potresti aver trovato quello giusto.
Bulderius è al momento offerto con una licenza lifetime: $59 per un solo sito e $129 per un numero illimitato di siti.
Considerazioni finali
Tutti gli strumenti presentati in questa pagina sono interessanti e meritano attenzione.
Sono però soluzioni ancora giovani, quindi è troppo presto per fare previsioni sul loro futuro o consigliarne uno come scelta definitiva per creare siti con WordPress.
Oltre al prezzo, il vero investimento riguarda:
- il tempo e le energie necessari per imparare a usarli bene;
- il rischio di puntare su uno strumento che, in futuro, potrebbe non essere più supportato.