Scegliere il nome da assegnare a una landing page, a un tag o a un tracciamento, in molti casi è un’operazione che viene effettuata di fretta e con superficialità. Ma a lungo andare, questo modo di procedere produce confusione e rende inutilmente complicato il tuo lavoro e quello di eventuali collaboratori.
Adottare un sistema, un metodo e stabilire delle convenzioni riguardanti il naming è la migliore strada da seguire per migliorare efficienza e produttività. Questo permette di avere maggior controllo della situazione ed evitare di perdere tempo in mezzo a un’accozzaglia di dati e informazioni.
Non credere però che questa esigenza sia necessaria solo all’interno delle grandi organizzazioni e nei team di lavoro composti da decine di persone. Certo, più persone mettono mano a un progetto, più adottare delle convenzioni e un linguaggio comune è un requisito indispensabile.
Tuttavia, anche quando operi in proprio o con un ristretto numero di collaboratori, adottare delle convezioni sui nomi da dare ai vari tasselli delle proprie attività online si rivela un’abitudine estremamente utile. Qui di seguito ti mostro alcuni esempi.
Consigli per organizzare le landing page sul tuo sito
Nei siti WordPress che vengono utilizzati anche per la creazione di landing page, normalmente tali landing sono “nascoste” tra tutte le altre pagine del sito.
Non è raro trovarsi di fronte a situazioni come questa:
…nelle quali, varie versioni di landing page e thank you page, sono mescolate con tutte le altre pagine “normali” del sito.
Quando va bene, il nome assegnato alle pagine permette almeno un ordinamento di tipo alfabetico. In altri casi nemmeno quello, ed è necessario guardare le pagine una ad una per capire di cosa si tratta e il motivo per il quale sono state create.
Un consiglio che mi sento di dare è quello di inserire nel nome delle pagine un prefisso che permetta di organizzarle in modo più semplice.
Se ad esempio tutte le varie pagine utilizzate in un funnel vengono denominate utilizzato il prefisso [NOME FUNNEL] – seguito poi dal nome della pagina, sarebbe molto più semplice gestirle. Con una semplice ricerca, puoi immediatamente trovare tutte le pagine che hai creato per quel funnel.
Se utilizzi Elementor per la creazione delle landing page, ti farà piacere sapere che in una delle ultime versioni è stata introdotta la possibilità di tenere separate le landing page dalle normali pagine del sito.
Anche se non utilizzi questa funzionalità, il metodo che ti ho mostrato poco fa si rivela sempre utilissimo e facilmente applicabile in tutti i contesti.
Un ulteriore consiglio è quello di utilizzare il plugin SEO attivo sul tuo sito per modificare il TITLE delle varie pagine. Questo per evitare che [FUNNEL X] – o scritte del genere siano visibili anche ai visitatori delle pagine, tra i risultati dei motori di ricerca o come titolo quando condividi quella pagina sui social.
Convenzioni per gli URL delle pagine
Sempre e soprattutto per le landing page o comunque per le pagine maggiormente utilizzate per attività pubblicitarie o di lead generation, può essere utile adottare delle convenzioni anche per gli URL.
Ad esempio far iniziare gli URL di tutte le landing con un prefisso comune, così come utilizzare un prefisso comune per tutte le pagine di conferma e ringraziamento.
Perché? Per rendere più semplici molte altre attività. Se ad esempio tutte le tue landing hanno un URL che inizia con lp- sarà molto più facile creare delle regole per intercettarle tutte con un’operazione sola:
- su Google Analytics,
- per la creazione di un pubblico personalizzato su Facebook,
- come regola su Google Tag Manager…
Non è l’unico modo, ma è di certo uno dei più rapidi e più facili da implementare.
Nomi de tag utilizzati per l’email marketing
Se utilizzi ActiveCampaign, ConvertKit, MailChimp e quasi tutti i principali servizi di email marketing, hai probabilmente a disposizione la possibilità di utilizzare i tag per classificare i contatti.
Anche in questo caso ti consiglio di utilizzare un file Excel, un foglio Google Sheets, un database su Airtable o eventualmente anche un pezzo di carta per stilare un elenco delle varie tipologie di tag utilizzati all’interno del servizio di email marketing che utilizzi.
Non lasciare che sia l’estro del momento a stabilire come chiamare ogni singolo tag che vai a creare. Altrimenti il rischio è quello di riempire il sistema di tag che, a distanza di tempo, non ti ricordi più nemmeno per quale motivo li hai creati.
Personalmente trovo molto utile adottare un sistema basato su prefissi di questo tipo:
- INTERESSE –
- LEADMAGNET –
- STATUS –
- ACTION –
- …
In questo modo è semplicissimo capire il motivo per il quale quel tag è stato creato e anche ordinare e organizzare i vari tag.
Se non hai un metodo, il rischio è quello di trovarsi con tag del tipo:
- newsletter iscritto
- iscritto newsletter
- newsletter sito
- webinar
- scaricato pdf
- pdf ebook
- pdf ebook 02
- …
Nomi dei parametri UTM per il tracciamento delle campagne
Ho già accennato più volte all’importanza dei parametri UTM per tracciare le sorgenti di traffico. Anche in questo caso, adottare un sistema di denominazione è fondamentale per non perdere la bussola e soprattutto per poter disporre di dati sensati da analizzare.
Se ogni volta che vado a impostare i vari parametri utm_source, utm_medium … non adotto una convezione, scelgo di andare a complicarmi la vita quando sarà il momento di analizzare i dati su Google Analytics.
Un framework per gli eventi
Soprattutto in quei sistemi di analytics basati sugli eventi, un approccio utile è quello di utilizzare un framework per la denominazione. Uno di quello più utilizzati è l’Object–Action framework.
Come funziona l’Object–Action framework?
È molto semplice e stabilisce che nella denominazione di un evento bisogna indicare prima l’oggetto interessato dall’evento e poi l’azione che si è verificata.
In pratica:prodotto_visualizzato
, prodotto_cliccato
, ordine_completato
, utente_creato
anzichévisualizzazione_prodotto
, clic_prodotto
, completamento_ordine
, creazione_utente
Anche in questo caso, una volta stabilite le regole, l’imperativo è essere costanti nell’applicarle.
Uso delle maiuscole, minuscole, simboli o spazi
In base allo strumento utilizzato, è importante scegliere anche delle convenzioni per quela che riguarda riguarda l’uso delle maiuscole, delle minuscole e degli eventuali caratteri separatori. Soprattutto in quegli ambiti dove è necessario scrivere codice.
Per chi usa Google Tag Manager, Google Analytics o altri strumenti simili è consigliato adottare delle regole per dare il nome agli eventi, ai parametri…
In merito all’utilizzo delle maiuscole e minuscole si possono adottare diversi schemi:
- solo minuscole —
newsletter iscritto
- snake_case —
newsletter_iscritto
- kebab-case —
newsletter-iscritto
- Proper Case —
Newsletter Iscritto
- camelCase —
newsletterIscritto
- PascalCase —
NewsletterIscritto
- Sentence case —
Newsletter iscritto
Scegliere quello che si preferisce e poi attenersi alla regola, permette di evitare confusione ed errori.
Ad esempio, gli eventi e i parametri di Google Analytics 4 utilizzano il formato snake_case. Quindi se dovessi creare nuovi eventi su questo strumento la scelta più logica è adottare il medesimo schema. Se Google utilizza page_location
, generate_lead
, view_cart
… e nomi del genere, è preferibile che il tuo evento personalizzato si chiami form_submission
anziché FormSubmission
o form-submission
Mantenere l’ordine per semplificare il lavoro (tuo e degli altri)
Implementare sistemi di questo tipo non significa essere dei fissati maniaci dell’ordine, ma si tratta di semplici regole di buon senso che permettono di gestire in modo più efficiente le varie attività.
Inoltre, soprattutto quando si collabora anche con altre persone, l’utilizzo di un metodo basato su logiche sensate riduce drasticamente i tempi e la quantità di imprecazioni da parte di tutti quelli chiamati a intervenire.
Comunque, per chiarire ogni dubbio e per farti due risate, ti suggerisco di guardare la memorabile la disquisizione tra spazi e tabulazione in un episodio della serie “Silicon Valley” ;)