Il numero di nuovi corporate blog (o blog aziendali) sta lentamente crescendo anche in Italia. Rispetto ai tempi in cui si poteva citare solo il blog di Ducati o di pochi altri, ora è possibile analizzare un campione di esempi più significativo.
Sono numerose le ragioni per le quali un’azienda dovrebbe o non dovrebbe aprire un blog aziendale. Il punto principale però è come dovrebbe impostarlo e gestirlo una volta che questo è stato aperto.
Troppo spesso infatti si vedono:
- blog nati da 6 o 7 mesi che contengono solamente 4 o 5 post;
- blog aziendali che invece di cercare un dialogo con gli utenti si limitano a presentare dei comunicati stampa;
- blog privi di una presentazione e dove lo scopo del blog è difficilmente intuibile;
- autori degli articoli senza nome e senza volto, quasi a voler rimarcare l’intenzione di voler rendere il più impersonale ed anonima possibile la comunicazione;
- articoli lunghi, noiosi e privi di passione alternati a semplici segnalazioni sulla presenza dell’azienda ad una particolare fiera o manifestazione.
Il blog aziendale non è semplicemente un ulteriore canale di publishing dove inserire i comunicati relativi al lancio di nuovi prodotti o alle iniziative aziendali, ma dovrebbe essere una canale di comunicazione bidirezionale, attraverso il quale l’azienda parla con le persone (non necessariamente i clienti) ed è disposta ad ascoltarle.
Il blog inoltre può (e deve) essere un tassello importante all’interno del funnel di marketing dell’azienda. Rappresenta infatti un’arma molto potente per incrementare la visibilità sui motori di ricerca e può rappresentare un punto di atterraggio ideale per il pubblico che arriva dai social.
Sulle pagine e soprattutto all’interno dei vari articoli del blog è facile inserire call to action e lead magnet per cercare di raccogliere gli indirizzi email del pubblico interessato all’argomento ma magari ancora non sufficientemente caldo e predisposto al passaggio ulteriore, sia esso un acquisto o una richiesta di preventivo. Per chi utilizza WordPress, ad esempio, è semplicissimo creare popup e altri widget per la raccolta di indirizzi email, ad esempio con strumenti come Thrive Leads o ConvertBox.
Ed ora una domanda ai lettori del blog: quanti di voi leggono abitualmente un blog aziendale italiano?
Vi invito inoltre a segnalare i blog aziendali che ritenete ottimi esempi di comunicazione.
io!
io li leggo… ma per ragioni credo simili alle tue, per studiarli.
sto infatti tentando di raccogliere tutte queste situazioni di *marketing dell’ascolto* come le ho definite, cioè corporate blogs, comunità online, iniziative partecipative su internet, in un sito strutturato, che sia di utilità generale.
ho linkato il mio nome al sito, lì troverai recensite circa una quarantina di queste iniziative da parte di aziende.
dimenticavo: le aziende di cui parlo sono solo italiane.
un saluto e buon blog, max
Ciao,
anch’io li leggo.
stavo per linkare “Aziende con le orecchie”
http://aziendeconleorecchie.wordpress.com/
ma questo Max è molto più reattivo di me.
E’ vero che alcune aziende fanno un po’ ridere nei loro tentativi di creare dialogo.
Ma “Trails and errors” è un processo di evoluzione comune. Dal mio punto di vista è importante che ci abbiano provato. Anche le aziende che non sono brave al primo tentativo, di sicuro al terzo tentativo saranno ok. Ma è importante cominicare.
d’accordissimo con luca, anzi sono ancora più d’accordo di lui: secondo me cominciare a sporcarsi le mani con questi strumenti, per un’azienda, non è solo importante, ma vitale.
credo questo in quanto sono convinto che chi non si prende un po’ avanti nella sperimentazione corre il rischio di non avere più strumenti per capire, una volta che i tools e le practices si delineano definitivamente (madona non riesco a dirlo a meglio?! riprovo: stiamo tutti sperimentando, ma se non sei tra quelli che sperimentano oggi, col cavolo che domani sei tra quelli che mettono in pratica le soluzioni, cioè i risultati degli esperimenti!)